Il 2023 segna un’ulteriore crescita delle firme di destinazione del 5×1000: si passa da 16.519.300 del 2022 a 17.249.982 del 2023, con un + 730.682 che si aggiunge all’aumento già precedentemente riscontrato di circa 193.000 adesioni.
Uno strumento in crescita quindi, che vede anche un aumento del controvalore complessivo destinato al terzo settore: 522.192.247 € verso i 510.493.632 € dello scorso anno.
Rispetto allo scorso anno si riduce in modo significativo il numero delle firme non ammissibili: 85.812, per un controvalore di 2.807.753 €, contro 413.533, per un controvalore di 14,5 milioni di euro circa.
Cresce anche il numero degli enti ammessi come beneficiari potenziali del 5×1000: si passa dai 71.674 del 2023, anno fiscale 2022, agli 80.838 del 2024, anno fiscale 2023, con un +13%.
Malgrado l’aumento significativo del numero complessivo delle firme, solo il 41% dei contribuenti, che nel 2023 hanno fatto la dichiarazione dei redditi, ha scelto di destinare il 5×1000 a sostegno del terzo settore, percentuale in linea con il 2022, indice del fatto che ancora molte persone non prendono in considerazione lo strumento come atto donativo.
Già nel 2023, con l’aumento complessivo del numero delle firme, il valore erogabile riferito agli enti ammessi era cresciuto rispetto al 2022 di circa 3,5 milioni di euro per un totale di 510.493.632 €. Se consideriamo anche la cifra destinata dagli italiani a enti non ammessi, pari a 14.506.368 €, si arrivava esattamente a 525.000.000 €, ossia al tetto massimo erogabile al terzo settore.
Lo stesso accade nel 2024, anno in cui il controvalore erogato per le firme ammissibili è di 522.192.247 € che, sommato al controvalore associato alle firme non ammissibili porta anche quest’anno al raggiungimento del tetto massimo erogabile.
Cresce il numero degli enti, cresce il numero di coloro che scelgono di sostenere il terzo settore nella dichiarazione dei redditi, cresce il controvalore erogabile agli enti ammessi, ma si riduce il dono medio che passa a 30,4 € contro i 31,7 € dello scorso anno, il valore più basso dopo il 2019, anno in cui il dono medio era di 30,15 €.
Se guardiamo ai settori di intervento osserviamo come la crescita del numero delle firme impatti in modo più o meno significativo sui diversi settori: crescono tutti a eccezione delle aree protette che perdono 1.002 firme, in controtendenza rispetto agli anni precedenti.
L’aumento più significativo si registra per enti culturali e paesaggistici, +27%, seguiti dalle associazioni sportive dilettantistiche, + 8%, la ricerca sanitaria, +7,3% e la ricerca scientifica, +7%.
Il trend si conferma coerente con quanto osservato in generale nel mercato delle donazioni, che vede valori come la prossimità, la vicinanza e la forte sensibilità sui temi quali criteri di scelta e orientamento sempre più importanti.
Guardando i soli enti ammessi, gli importi più rilevanti vanno a ETS e onlus, seguiti da ricerca sanitaria e ricerca scientifica.
Il 5×1000, dati i volumi che muove e la modalità di donazione, continua ad affermarsi come strumento importante per gli enti del Terzo Settore.
I dati di crescita del numero delle firme confermano anche che si tratta di uno strumento ad alto potenziale, ma, vista la bassa proporzione di coloro che lo scelgono, ancora non adeguatamente diffuso tra i contribuenti, che non ne colgono il valore potenziale e “gratuito” a sostegno di enti che rispondono a bisogni sociali diffusi.
Altro dato su cui riflettere riguarda il numero di associazioni che, pur avendone diritto, non hanno ricevuto firme, pari circa 14.000 nel 2023, dato in crescita negli ultimi anni, con 7.100 enti nel 2022 e 3.716 nel 2021, sintomo del fatto che gli stessi “associati” non hanno destinato la propria firma a sostegno della propria organizzazione.
Si evince quindi la necessità di promuovere la cultura del 5×1000 attraverso azioni di sensibilizzazione e di adeguata informazione, oltre che di comunicazione e diffusione.
a cura di Laura Bartolucci – Responsabile Strategic Unit di Atlantis Company